Qualcosa sta cambiando nelle regole della comunicazione aziendale. E’ in atto un mutamento nel dna del nostro sistema espressivo di cui il mercato non sembra ancora aver preso atto.
E’ cominciato tutto con la semplice azione di aprire un profilo social, per noi, per la nostra azienda. Senza rendercene conto, abbiamo attivato un processo che ha iniziato a lavorare dentro di noi, sia come professionisti che come esseri umani.
E così, ciò che prima era un gioco, oggi è diventato ciò impone le regole della nostra comunicazione. La piattaforma, infatti, solo apparentemente sembra ricevere passivamente tutto quello che gli diciamo di pubblicare. In realtà è molto più attiva di quanto non si pensi. In psicologia la si definirebbe una passiva aggressiva (qualcuno che apparentemente dice si a tutto ma che poi, senza che ce ne accorgiamo, ci impone il suo modo di pensare e di fare le cose).
Le regole che ci ha imposto sono tante, alcune evidenti, altre meno. Per quello che riguarda la comunicazione commerciale, sono principalmente due: SERIALITÀ e DIVERSIFICAZIONE.
Per SERIALITÀ si intende che il significato della comunicazione aziendale non è più veicolato dal singolo contenuto in sé, ma trova il suo valore all’interno di un sistema di contenuti dove i suoi elementi dialogano l’un l’altro e acquisiscono valore in virtù della loro interdipendenza. Per intenderci, è lo stesso fenomeno che abbiamo attraversato quando siamo passati dai film alle serie tv. Il singolo episodio non conta di per sé, ma solo all’interno della catena narrativa di cui è parte.
Per DIVERSIFICAZIONE intendiamo che il modo in cui la piattafoma ci richiede di raccontare la nostra azienda è multimediale (oggi la foto, domani il video, dopodomani la meme, la settimana prossima la gif, il weekend la storia e via dicendo) e omnicanale (oggi il social, domani il sito, dopodomani il tweet, fra tre giorni il poster, la settimana prossima la newsletter, fra due settimane il contest in azienda, poi il volantino e via dicendo). C’è quindi un processo di transcodificazione continua a cui sottoponiamo il nostro linguaggio e attraverso il quale filtriamo il nostro storytelling di cui dobbiamo dobbiamo avere una visione complessiva PRIMA di iniziare la nostra comunicazione aziendale. E’ una regia ramificata quella di cui abbiamo bisogno per comunicare il nostro business, che deve tenere conto di tanti elementi, di tanti modi di esprimersi, di tanti linguaggi e di tanti codici spesso molto differenti tra loro.
Per questo motivo, il professionista di oggi non può più essere settoriale e iper-specializzato come lo era prima (fare solo le foto, solo i video, occuparsi solo di marketing o fare solo il copy) ma deve aver sviluppato e interiorizzato in profondità tutte queste competenze poiché le une con le altre trovano significato solo in virtù della loro messa a sistema e non più singolarmente (esattamente come richiede il social network).
La comunicazione su piattaforme digitali richiede oggi quel tipo di uomo immaginato da Leonardo, in grado di spaziare fra diversi campi della scienza e dell’espressione, in cui la diversificazione non limita la sua creatività ma, anzi, la arricchisce, la moltiplica, la completa. Noi chiamiamo questo genere di professionista: AUTORE MULTIMEDIALE.
Un autore multimediale è una persona che ha un lungo percorso alle sue spalle e che sa far dialogare tra loro i vari mezzi espressivi. Si dice autore perché, prima di creare qualsiasi contenuto, egli pensa a dar vita a una storia che possa rappresentare l’azienda e coinvolgere il suo pubblico di riferimento. Si dice multimediale perché questa storia non la racconta con un media unico, ma con diversi media scelti e creati a seconda del contesto (fotografia, video, meme, articoli, post, meme, video series, spot, interviste, reportage). Un autore multimediale è in grado di integrare i vari linguaggi al fine di renderli efficaci e conformi ai fini dell’azienda. Sa come si crea un contenuto ma sa anche perché si crea quel contenuto, qual è il suo fine commerciale, qual è la strategia comunicativa di cui diventerà parte, qual è il ruolo di quel contenuto all’interno del sistema multimediale di cui farà parte. Egli ha la prospettiva di quello che sarà lo storytelling aziendale e di quelle che saranno le strategie di marketing ad esso applicate. Per questo, nell’atto creativo, riesce a convogliare tutte queste conoscenze al fine di rendere efficace il messaggio aziendale.
Inoltre, anche a livello organizzativo, avere a che fare con un narratore multimediale invece di doversi coordinare con il direttore marketing, il copywrite, il fotografo, il videomaker e il social media manager è qualcosa che fa risparmiare all’azienda tempo e soldi. Consente, infatti, di avere una sola figura di riferimento con cui coordinarsi e dialogare per la messa punto del messaggio aziendale. Rende il rapporto più umano e meno bizantino poiché non diviso fra mille figure di riferimento ma concentrato su una sola persona che ottimizza tempo, soldi e fatica gestionale e decisionale.
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